DIGITAL CHECK ONLINE
Area Riservata

Categoria: Corte di Cassazione

Manca la sottoscrizione autografa dell’avvocato: ricorso improcedibile anche se c’è la firma digitale

La Corte di Cassazione ha stabilito che è improcedibile il ricorso laddove nell’attestazione di conformità all’originale telematico della copia analogica manchi la sottoscrizione autografa del difensore, non essendo sufficiente che l’atto sia firmato digitalmente.

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 31698/2018

La PEC deve essere corredata dall’attestazione di ricezione del procuratore

La Corte di Cassazione ha confermato che rispetto alle comunicazioni tramite Pec, la cd. ricevuta di avvenuta consegna (RAC), costituisce il documento idoneo a dimostrare, fino a prova del contrario, che il messaggio informatico è pervenuto nella casella di posta elettronica del destinatario. Di conseguenza, perché la comunicazione via Pec ad opera della cancelleria possa dirsi perfezionata è necessario che essa sia corredata ricevuta di avvenuta consegna.

Corte di Cassazione, Sezione civile n. 2, ordinanza n. 27250/2018

Ammissibile la richiesta di rinvio dell’udienza via PEC

Con questa sentenza la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha preso posizione su una questione abbastanza dibattuta, in considerazione dei contrasti di giurisprudenza sull’uso della Posta elettronica certificata per il deposito di istanze. Nello specifico la Corte ha affermato che è ammissibile la richiesta di rinvio dell’udienza via Pec, perché non può gravare sull’avvocato l’onere di accertarsi dell’arrivo della mail visto che la stessa PEC certifica la ricezione della mail da parte del destinatario.

Corte di Cassazione, sentenza n. 43184/2018

La notifica telematica effettuata dopo le 21 si perfeziona alle 7 del mattino

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha ribadito che, quando è eseguita dopo le 21, la notificazione si considera perfezionata alle ore 7 del giorno successivo. In particolare, la Corte ha sottolineato che il legislatore non ha distinto la posizione del notificante da quella del destinatario della notifica. Sicché, se il notificante ha richiesto la notifica prima delle 21 e la consegna è avvenuta dopo le 21, la notifica si è perfezionata quel giorno, in quanto rimane fermo che per lui ciò che vale è la ricevuta di accettazione della richiesta. Ma se invece egli ha richiesto la notifica dopo le 21, il perfezionamento, per espressa previsione normativa, si considera avvenuto alle 7 del giorno dopo.

Corte di Cassazione, Sezione lavoro, sentenza n. 21445/2018

Valida la notifica al difensore non effettuata con PEC

Anche dopo l’entrata in vigore dell’art. 16, comma 4, D.L. n. 179 del 2012,  che ha reso obbligatorio il sistema PEC per le notifiche da effettuarsi a persona diversa dall’imputato, la posta elettronica certificata non deve considerarsi la forma esclusiva di notificazione. Questo emerge dalla sentenza n. 31757/2018, in cui si afferma che la PEC non esclude – specie nei casi d’urgenza – la possibilità di utilizzare gli altri mezzi di comunicazione che vengono normalmente utilizzati dalla cancelleria per le notificazioni.

Corte di Cassazione penale, Sezione seconda 31757/2018

Videosorveglianza sul luogo di lavoro: il consenso del lavoratore non è sufficiente

Il consenso del lavoratore all’installazione di apparecchiature di videosorveglianza non è sufficiente a giustificare la condotta del datore di lavoro, nel caso in cui tali impianti siano stati installati in violazione dell’art.4 dello Statuto dei lavoratori. La Corte infatti ha confermato anche nel caso di specie l’orientamento giurisprudenziale che ritiene che la fattispecie incriminatrice di cui all’art. 4 dello Statuto dei lavoratori (legge 20 maggio 1970 n. 300) sia integrata con l’installazione di un sistema di videosorveglianza potenzialmente in grado di controllare a distanza l’attività dei lavoratori, anche quando, in mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali aziendali e di provvedimento autorizzativo dell’autorità amministrativa, la stessa sia stata preventivamente autorizzata per iscritto da tutti i dipendenti.

Corte di Cassazione penale, sezione 3, sentenza n. 38882/2018

Come distinguere i dati personali dai dati meramente identificativi?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su una questione molto importante fornendo una distinzione tra dati “personali” e dati meramente “identificativi”. Nello specifico viene chiarito che, premesso che la definizione di “dato personale” è molto ampia e comprende senz’altro il nome, il cognome e l’indirizzo di posta elettronica, a ben vedere il concetto di “dato identificativo” non va tenuto distinto da quello di “dato personale”, rappresentando una species all’Interno del genus principale. Invero, mentre il “dato personale” è quel dato che consente di identificare, anche indirettamente una determinata persona fisica, i “dati identificativi” sono dati personali che permettono tale identificazione direttamente.

Corte di Cassazione, Sezione civile, ordinanza n. 17665/2018

Trattamento illecito dei dati del lavoratore: il datore è tenuto al risarcimento

La Corte di Cassazione in una recente pronuncia ha stabilito che in caso di trattamento illecito dei dati del lavoratore da parte del datore di lavoro vi sia l’automatica sussistenza del danno, a meno che il datore di lavoro non riesca a dimostrare di aver posto in essere tutti gli accorgimenti necessari per evitare la diffusione delle informazioni, o che la lesione arrecata al lavoratore sia irrilevante o che il lavoratore abbia tratto vantaggio dalla pubblicazione dei dati.Una pronuncia molto importante che – specialmente dopo la piena applicabilità del GDPR – deve stimolare valutazioni sull’adeguatezza delle misure di sicurezza per il trattamento dei dati del personale (e non solo degli utenti).

Corte di Cassazione, Sezione Civile I, ordinanza 14242/2018

Privacy: Illegittima la pubblicazione dei redditi online

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’Agenzia delle Entrate ha violato la privacy dei contribuenti quando ha pubblicato (nel 2008) sul proprio sito web gli elenchi delle dichiarazioni dei redditi dell’anno 2005. La pubblicazione fu immediatamente censurata dal Garante Privacy che, ai tempi, dichiarò sproporzionate e quindi illegittime le modalità di pubblicazione. Per la Corte “quegli elenchi hanno avuto, per le caratteristiche proprie della rete, una diffusione certamente ben superiore rispetto ai limiti territoriali e temporali imposti dalla normativa, così violandosi non solo i principi e le regole che presiedono al trattamento dei dati personali ma anche le specifiche norme che, nel caso di specie, miravano a scongiurare una consultazione indiscriminata dei suddetti dati, rendendoli fruibili per tempi più lunghi oltre che per finalità (anche) ben diverse da quelle avute di mira dal legislatore“. Una pronuncia importante per ribadire lo stretto obbligo delle amministrazioni – quando vi sono dati personali – di attenersi alle modalità di pubblicazione previsti dalla legge, così come eventualmente integrati dai provvedimenti delle Autorità competenti.

Corte di Cassazione Civile, Sezione prima, ordinanza 15075/2018

La notifica eseguita in violazione dell’art. 3 bis l. 53/1994 non è nulla

E’ quanto stabilito da un’ordinanza della terza sezione civile della Corte di Cassazione che ha affermato che la notificazione eseguita a mezzo posta elettronica certificata, se eseguita in violazione delle disposizioni di cui all’articolo 3 bis, l. 53/1994, non può mai comportare la nullità della stessa, se ha comunque prodotto il risultato della conoscenza dell’atto, ma la mera irritualità.

Corte di Cassazione, Sez. III civile, ordinanza n.15200/2018

1 2 3