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Categoria: Giurisprudenza

La pubblicazione telematica di un atto è idonea a far decorrere il termine decadenziale di impugnazione?

I giudici di Palazzo Spada hanno affermato che l’effetto conoscitivo di un atto amministrativo deve poggiare su una specifica disciplina di legge; pertanto la pubblicazione sul sito istituzionale dell’ente che adotta l’atto –  in mancanza di una disposizione normativa che attribuisca valore ufficiale a tale forma di ostensione – non può fondare alcuna presunzione legale di conoscenza. Si tratta di una pronuncia che spinge le amministrazioni a riconsiderare le finalità e fondamento della pubblicazione di molti atti e documenti.

Consiglio di Stato, sentenza n. 5550/2018

Manca la sottoscrizione autografa dell’avvocato: ricorso improcedibile anche se c’è la firma digitale

La Corte di Cassazione ha stabilito che è improcedibile il ricorso laddove nell’attestazione di conformità all’originale telematico della copia analogica manchi la sottoscrizione autografa del difensore, non essendo sufficiente che l’atto sia firmato digitalmente.

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 31698/2018

Come si prova l’errore di consegna di un messaggio PEC?

Il termine breve per la proposizione dell’appello decorre dal momento in cui è avvenuto il completamento della ‘consegna’ al destinatario del messaggio di posta elettronica certificata. Ne consegue che – nel caso in cui si verifichi un errore tecnico in ordine a tale consegna – lo stesso può essere dimostrato attraverso una idonea certificazione rilasciata dal gestore PEC o da altro soggetto a cui sia riconducibile l’esercizio di una pubblica funzione.

Consiglio di Stato, sentenza n. 5970/2018

La PEC deve essere corredata dall’attestazione di ricezione del procuratore

La Corte di Cassazione ha confermato che rispetto alle comunicazioni tramite Pec, la cd. ricevuta di avvenuta consegna (RAC), costituisce il documento idoneo a dimostrare, fino a prova del contrario, che il messaggio informatico è pervenuto nella casella di posta elettronica del destinatario. Di conseguenza, perché la comunicazione via Pec ad opera della cancelleria possa dirsi perfezionata è necessario che essa sia corredata ricevuta di avvenuta consegna.

Corte di Cassazione, Sezione civile n. 2, ordinanza n. 27250/2018

Legittimo il diniego di accesso ai dati relativi ad un rapporto di adozione

Il diritto di accesso previsto dalla Legge n. 241 del 1990 è escluso nei casi in cui la legge preveda un divieto di divulgazione dei dati contenuti nei documenti di cui si intenda ottenere l’ostensione (art. 24, comma 1, l. n. 241 del 1990). In questa recentissima sentenza, il TAR Toscana ha rigettato il ricorso avente ad oggetto il diniego all’accesso relativo all’identità della figlia abbandonata dalla ricorrente subito dopo il parto. Infatti,  il comma 3 dell’art. 28, Legge n. 184 del 1983 prevede un divieto di divulgazione degli atti da cui possano ricavarsi notizie relative ad un rapporto di adozione che solo attraverso la autorizzazione della Autorità giudiziaria ordinaria può essere rimosso.

Tar Toscana, Sez. I, sent. n. 1269/2018

Ammissibile la richiesta di rinvio dell’udienza via PEC

Con questa sentenza la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha preso posizione su una questione abbastanza dibattuta, in considerazione dei contrasti di giurisprudenza sull’uso della Posta elettronica certificata per il deposito di istanze. Nello specifico la Corte ha affermato che è ammissibile la richiesta di rinvio dell’udienza via Pec, perché non può gravare sull’avvocato l’onere di accertarsi dell’arrivo della mail visto che la stessa PEC certifica la ricezione della mail da parte del destinatario.

Corte di Cassazione, sentenza n. 43184/2018

La notifica telematica effettuata dopo le 21 si perfeziona alle 7 del mattino

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha ribadito che, quando è eseguita dopo le 21, la notificazione si considera perfezionata alle ore 7 del giorno successivo. In particolare, la Corte ha sottolineato che il legislatore non ha distinto la posizione del notificante da quella del destinatario della notifica. Sicché, se il notificante ha richiesto la notifica prima delle 21 e la consegna è avvenuta dopo le 21, la notifica si è perfezionata quel giorno, in quanto rimane fermo che per lui ciò che vale è la ricevuta di accettazione della richiesta. Ma se invece egli ha richiesto la notifica dopo le 21, il perfezionamento, per espressa previsione normativa, si considera avvenuto alle 7 del giorno dopo.

Corte di Cassazione, Sezione lavoro, sentenza n. 21445/2018

Valida la notifica al difensore non effettuata con PEC

Anche dopo l’entrata in vigore dell’art. 16, comma 4, D.L. n. 179 del 2012,  che ha reso obbligatorio il sistema PEC per le notifiche da effettuarsi a persona diversa dall’imputato, la posta elettronica certificata non deve considerarsi la forma esclusiva di notificazione. Questo emerge dalla sentenza n. 31757/2018, in cui si afferma che la PEC non esclude – specie nei casi d’urgenza – la possibilità di utilizzare gli altri mezzi di comunicazione che vengono normalmente utilizzati dalla cancelleria per le notificazioni.

Corte di Cassazione penale, Sezione seconda 31757/2018

Videosorveglianza sul luogo di lavoro: il consenso del lavoratore non è sufficiente

Il consenso del lavoratore all’installazione di apparecchiature di videosorveglianza non è sufficiente a giustificare la condotta del datore di lavoro, nel caso in cui tali impianti siano stati installati in violazione dell’art.4 dello Statuto dei lavoratori. La Corte infatti ha confermato anche nel caso di specie l’orientamento giurisprudenziale che ritiene che la fattispecie incriminatrice di cui all’art. 4 dello Statuto dei lavoratori (legge 20 maggio 1970 n. 300) sia integrata con l’installazione di un sistema di videosorveglianza potenzialmente in grado di controllare a distanza l’attività dei lavoratori, anche quando, in mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali aziendali e di provvedimento autorizzativo dell’autorità amministrativa, la stessa sia stata preventivamente autorizzata per iscritto da tutti i dipendenti.

Corte di Cassazione penale, sezione 3, sentenza n. 38882/2018

Quali requisiti e competenze deve avere il Data Protection Officer (DPO)?

Il TAR del Friuli Venezia Giulia, in una recentissima sentenza, ha affrontato una questione molto importante: quali sono le competenze e i requisiti che deve possedere il DPO (il nuovo responsabile della protezione dei dati previsto dal GDPR).   Nello specifico, il TAR ha annullato l’avviso pubblico per il conferimento dell’incarico di DPO, nella misura in cui richiedeva come requisito per la partecipazione alla procedura il possesso della certificazione ISO/IEC/27001. La pronuncia ha sancito che non poteva essere inibito ad un avvocato che non era in possesso di tale certificazione di partecipare alla procedura, affermando quindi la centralità della competenza giuridica del responsabile della protezione dei dati.

TAR Friuli Venezia Giulia, sentenza n. 287/2018

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